mercoledì 10 aprile 2013

L'euro, il dollaro e il bitcoin


E intanto la crisi avanza: Cipro, oramai si ca­pisce, non è poi così lontana. “Torniamo alla lira!” urla qualcuno. “No, senza euro va tutto a fondo!”. Il dollaro dal canto suo, non sta troppo bene. Eppure, c'è una moneta che va crescendo. Ma pochi ne parlano con cognizione...




Sopravviverà l'euro fino al 2015? Probabilmente sì, anche se metà dei paesi che lo adottano non ne sono del tutto convinti. Sopravviverà il dollaro fino al 2015? Probabilmente sì, nonostante la catastrofe del debito pubblico e privato. Sopravviveranno le grandi banche fino al 2015? Sicuramente sì, visto che drenano soldi sia dall'area del dollaro che da quella dell'euro, e non si vedono controtendenze.
E infine: sopravviveremo noi, semplici cittadini, in questo scontro titanico fra monete e banche? Cosa potremo comprare coi nostri (pochi) dollari o euro, nel 2015? C'è una via d'uscita?
E se la moneta fosse indipendente dalle banche? Se fosse, o tornasse a essere, semplicemente una quantità di un qualche bene, riconosciuto dai cittadini? Se questo bene fosse non più il "vecchio" oro o argento ma una merce moderna, la potenza di calcolo per esempio? Se una moneta del genere non nascesse per decisione di qualche multinazionale o governo, ma direttamente – come per Wikipedia e per Linux – dall'incontro di tante volontà e competenze, senza obiettivi diversi, nella rete?
Un sistema economico in cui i soggetti principali non siano le grandi banche e i governi ma un gran numero di cittadini connessi in rete, liberamente. Utopia? Certo. Ma anche Linux, una volta, era un'utopia: oggi fa funzionare la maggior parte di internet. Libero, senza grandi poteri, open source e basato sul web: il mondo del futuro tutto sommato potrebbe anche essere così.

Gavin Andresen spiegava, in un video di due anni fa il ruolo dei cypherpunks (termine ufficializzato dal libro omonimo di Julian Assange del 2012): attivisti che utilizzano le loro conoscenze crittografiche per contribuire a un cambiamento politico e sociale. Chi sono? Oltre allo stesso Assange di Wikileaks, John Gilmore de l’Electronic Frontier Foundation (Eff) e Bram Cohen creatore di Bittorrent e, sempre con maggiore evidenza, Satoshi Nakamoto (nome dietro il quale si cela un gruppo di crittografi di altissimo livello), creatore di Bitcoin.
Poco più di tre anni fa, un utente del forum Bitcoin, che abitava in Florida, chiedeva dove compare una pizza pagandola in Bitcoin. Pagò per due pizze maxi il conto di quarantuno dollari: 10 mila Bitcoin. Il valore di quelle monete oggi supera il mezzo milione di dollari. Qualche giorno fa un canadese ha messo in vendita la propria casa in cambio di Bitcoin.
Bitcoin diventa sempre più diffuso e accettato, quando non apertamente richiesto. I dipendenti di Archive.org hanno chiesto di essere pagati in Bitcoin. La principale piattaforma di blog Wordpress e il forum social network Reddit lo utilizzano con successo da mesi

Un Bitcoin oggi (marzo 2013) vale 77 dollari, (59 euro, 51 sterline). Più di un'oncia d'argento, più di un'azione Facebook. La capitalizzazione di mercato di Bitcoin, il valore cioè di tutti gli undici milioni di monete, pari a 800 milioni di dollari, supera il totale del valore della moneta circolante di diversi piccoli Stati.

Una delle caratteristica di Bitcoin tra le meno comprese tra le persone che sono nuove a Bitcoin, e forse la più difficile da mettere in testa è che Bitcoin non ha un'organizzazione o un'autorità centrale.
Persino il gruppo Occupy (Occupy Corporatism) si è imbattuto in questa difficoltà, dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto lo status di provider di servizi a pagamento (payment service provider)” e “Bitcoin ora ha un numero identificativo di banca internazionale (International Bank ID)". Anche se la comunità Bitcoin include organizzazioni che si chiamano “Bitcoin Foundation” e Bitcoin Central, nessuna di queste sono qualcosa di simile alle autorità centrali per Bitcoin, non avendo nessun potere nelle caratteristiche del suo funzionamento. Bitcoin Central è solo uno dei cambiavalute Bitcoin tra molti altri – e neanche il più grande. La fondazione Bitcoin è semplicemente un' organizzazione composta da membri altamente rispettati nella comunità Bitcoin e dagli sviluppatori di un particolarmente popolare software client Bitcoin. Chiunque può potenzialmente creare il proprio servizio cambiavalute e fondazione.
Piuttosto che pensare a Bitcoin come prodotto rilasciato da una tradizionale multinazionale, è più appropriato pensarlo come una merce digitale che si autosostiene, simile all'oro. Ha una sana industria satellitare che fornisce prodotti e servizi basati su di esso, e ha il proprio business e organizzazioni di difesa, ma non esiste una centrale Gold Corporation. I database che mostrano a che indirizzo Bitcoin corrisponde un certo saldo sono tutti salvati collettivamente nella rete usando un network peer-to-peer simile alle reti utilizzate da servizi di filesharing, come BitTorrent.

Bitcoin e la stampa italiana
La stampa mainstream italiana (quotidiani e settimanali, anche economici) ha finora trattato Bitcoin in maniera superficiale e a volte apertamente disinformata. Su questo argomento finora fanno informazione –il che è solo apparentemente paradossale– i blog di utenti più o meno e specializzati, il forum BitcoinTalk, il Bitcoin Magazine o anche le poche righe in cui Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin, rispondendo sul portale Gawker chiarisce ciò che paginate d’inchiostro mal tradotto avevano reso confuso.
Bitcoin è anonimo nel senso che non vengono chiesti dati d’identità, nome e cognome ma le transazioni, contrariamente alle banche con il loro segreto bancario, sono pubbliche e consultabili. Per essere più precisi, l’intero storico delle transazioni viene scaricato da ogni singolo utente Bitcoin prima di poter utilizzare il programma. Con mezzi sofisticati e competenze adeguate ogni buon hacker – compresi quelli dell'Fbi – può risalire a transazioni e utenti. Le contromisure possibili sono quelle comuni al tutto internet (non solo a Bitcoin), come la rete Tor.

Si possono distinguere tre fasi nel rapporto Bitcoin-stampa italiana. Se la prima è basata su stupore e grossolanità -“Se Osama Bin Laden avesse avuto a disposizione un computer in grado di creare Bitcoin velocemente, avrebbe potuto comprare qualunque arma”-, la seconda riesce ad andare oltre. I pericoli e i timori evocati nella prima fase sono affascinanti: banche che crollano, Osama Bin Laden, Cia, hacker, Wikileaks. Nella seconda fase la falsificazione assume connotati pratici ma tirati dentro a forza. La Stampa: “L'Internet segreto delle mafie dove si paga con soldi virtuali”. La Repubblica: “Sesso, droga e armi la faccia cattiva del web”
Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene osteggiato in maniera grossolana e a un certo punto – alla prima fluttuazione di valore verso il basso – dato per morto. La stampa italiana si è spesso accodata con traduzioni dei peggiori articoli. (Independent, Wired). In positivo è Forbes il più attento, con lo specialista di monete elettroniche Jon Matonis; e anche l’Economist o il Guardian (questo con tanto di guide pratiche all’uso) hanno fatto informazione accurata.
Il passaggio dalla seconda alla terza fase, nell'approccio della stampa italiana su Bitcoin, è tra ottobre e dicembre 2012. L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0 alternativa anti-crisi” appartiene ancora alla seconda fase, ma è arrivata una carta di credito Mastercard compatibile anche con Bitcoin, che di lì a poco verrà utilizzato anche dalla più diffusa piattaforma di blog Wordpress, e Bitcoin viene definito “una delle più ingegnose monete virtuali”.

La terza fase psicologica è l’accettazione degli eventi. Un nuovo articolo de Il sole 24 ore del dicembre scorso, “Il Bitcoin ha aperto il conto”, a parte l’inizio sui punti Esselunga e le Millemiglia Alitalia (pubblicità?) fa finalmente autocritica: “Le implicazioni stanno affascinando gli economisti: c'è chi critica e chi invece magnifica le sorti progressive di questa moneta differente dalle altre, che finora solo pochi la prendevano sul serio, nonostante alcune aziende avessero deciso di offrire servizi di cambio con dollari ed euro (oggi attorno ai 13,6 dollari e 10,4 euro). «Eppure – dice l'economista dell'università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé – è evidente che il monopolio della moneta per diritto sovrano come lo conosciamo dagli ultimi secoli è messo in discussione e che i mezzi di scambio informativo a disposizione delle persone sono sufficienti a chiudere le transazioni anche in presenza di scarsa liquidità. Questa è una progressiva crepa nel grande muro della moneta così come la conosciamo»”.
È con l’articolo di Carola Frediani per l’Espresso, “Addio Euro pago in Bitcoin”, che riusciamo a leggere un buon pezzo divulgativo; viene anche contattato il moderatore della sezione italiana del forum semiufficiale BitcoinTalk, HostFat.


giovedì 21 marzo 2013

Senza banche - Bitcoin la moneta di Internet - ebook


Ecco l'estratto scaricabile anche da amazon in formato mobi:

Senza banche - Bitcoin la moneta di Internet


Sopravviverà l'euro fino al 2015? Probabilmente sì, anche se metà dei paesi che lo adottano non ne sono del tutto convinti. Sopravviverà il dollaro fino al 2015? Probabilmente sì, nonostante la catastrofe del debito pubblico e privato. Sopravviveranno le grandi banche fino al 2015? Sicuramente sì, visto che drenano soldi sia dall'area del dollaro che da quella dell'euro, e non si vedono controtendenza.
E infine: sopravviveremo noi semplici cittadini, in questo scontro titanico fra monete e banche? Cosa potremo comprare coi nostri (pochi) dollari o euro, nel 2015? C'è una via d'uscita?

E se la moneta fosse indipendente dalle banche? Se fosse, o tornasse a essere, semplicemente una quantità di un qualche bene, riconosciuto dai cittadini? Se questo bene fosse non più il "vecchio" oro o argento ma una merce moderna, la potenza di calcolo per esempio? Se una moneta del genere non nascesse per decisione di qualche multinazionale o governo, ma direttamente – come per Wikipedia e per Linux – dall'incontro di tante volontà e competenze, senza obiettivi diversi, nella rete?
Un sistema economico in cui i soggetti principali non siano le grandi banche e i governi ma un gran numero di cittadini connessi in rete, liberamente. Utopia? Certo. Ma anche Linux, una volta, era un'utopia: oggi fa funzionare la maggior parte di internet. Libero, senza grandi poteri, open source e basato sul web: il mondo del futuro tutto sommato potrebbe anche essere così.

Il Bitcoin è una moneta elettronica che unisce tre tecnologie:
– Il calcolo distribuito: invece di un supercomputer, tanti piccoli computer connessi tra loro, come nel programma SETI@home del 1999 (ricerca di segnali radio extra-terrestri) o in Folding@home del 2000 (analisi di assemblamenti di proteine per scopi medici). I primi usi di questa tecnologia risalgono agli anni '70, da Arpanet a Usenet e finalmente a Internet.
– Il peer-to-peer (P2P): non c'è un server centrale ma ciascun utente fa da server a tutti gli altri. Appartengono a questa categoria i programmi di scambio file, da Napster a Torrent.
– Il trasferimento di moneta tra conti pubblici usando crittografia a chiave pubblica come Pretty Good Privacy (PGP), nato nel '91. Tutte le transazioni sono pubbliche e memorizzate in un database distribuito.

Tutte queste tecnologie (gli inventori: Shawn Fanning, Sean Parker, Bram Cohen, Phil Zimmermann) hanno avuto una popolarità immediata. Popolarità non vuol dire vita facile: Napster fu comprato e chiuso, il creatore di PGP incriminato. I creatori di Bitcoin, invece, sono nascosti dietro uno pseudonimo giapponese, “Satoshi Nakamoto”.
Nel 2008 hanno pubblicato un file pdf (denominato Satoshi Paper) nella mail list di specialisti in crittografia Metzdowd.com descrivendo la moneta digitale Bitcoin, una prima plausibile manifestazione di “cryptocurrency” open source e globale. Nel 2009, hanno rilasciato il primo software Bitcoin che ha lanciato la rete e la prima unità della moneta Bitcoin.
Complessi algoritmi controllano la creazione della moneta, rendendo teoricamente inutili banche, gestori di carte di credito e telefonici. L'attività di generazione della moneta elettronica viene definita "mining" (dal gergo dei cercatori d'oro...) e viene svolto con un software open source che sfrutta la potenza di calcolo della scheda video. Con l'aumento dei Bitcoin in circolazione, questa operazione richiede sempre più potenza computazionale. Il loro totale è fissato a 21 milioni, mimando anche qui la scarsità dell'oro.

L’obiettivo di questo libro è esporre cos’è Bitcoin e mostrare alcune delle cose di cui è possibile aspettarci sviluppi in futuro; liberando il campo dalle informazioni spesso ai limiti dell’assurdo della stampa non specializzata italiana: quotidiani e settimanali, ma baluardo della disinformazione si mostra anche Wired; ripercorrere le storie, aneddoti e informazioni connesse a Bitcoin e al suo all'universo nei suoi primi anni di vita.

Informazioni, guide, cronologie, domande e risposte frequenti; ma anche storie curiose. Dal ricatto al candidato repubblicano alle presidenziali americane Romney: dove qualcuno chiedeva un milione di dollari in Bitcoin per non rivelare la dichiarazione dei redditi del candidato presidente. Al giro degli Stati Uniti usando solo Bitcoin come pagamento. Dalla costa est alla costa ovest con Bitcoin ricevuti in donazione per fare il viaggio: tra divani offerti per la notte e benzina alle stazioni di servizio); e ancora, la pizza comprata per 10 mila Bitcoin quando ancora valevano pochi centesimi, fate voi il calcolo di quanto è costata al cambio di oggi. O la storia di Nefario (nickname di un proprietario di un servizio di cambio), bloccato dopo un volo aereo negli Stati Uniti perché non aveva con se una carta di credito valida nel paese o abbastanza contanti per un viaggio di venti giorni: ha spiegato per ore alla polizia doganale che avrebbe potuto avere dollari contanti in qualunque momento, è stato rispedito indietro all'aeroporto da cui era partito.

Zero e uno


Il Bitcoin vede la luce sotto forma di zero e uno nati da impulsi elettrici (come ogni oggetto informatico) nel dicembre 2009, quando un programmatore, – o più facilmente un gruppo tra i maggiori specialisti di crittografia – che si nasconde dietro lo pseudonimo giapponese "Satoshi Nakamoto" dà l'avvio alla cosiddetta "blockchain" – generare moneta e transazioni sicure utilizzando il potere computazionale di sistemi connessi alla rete. In una parola, si usa l'energia computazione per generare moneta e transazioni.

Il Bitcoin è libero, funziona in rete e nessun potere esterno può metterci le mani. Permette di donare denaro a WikiLeaks, ad esempio, dopo che Visa, Mastercard e Bank of America le hanno chiuso i conti. Permette anche di evadere le tasse, è vero: ma per questo non c'era bisogno di aspettare sistemi nuovi. Il segreto bancario spesso è un caveau più inespugnabile per gli inquirenti di quanto quello fisico lo sia per i ladri.
Secondo WikiLeaks: “il Bitcoin è una moneta elettronica sicura e anonima. I Bitcoin non sono facilmente tracciabili, e sono una veloce e sicura alternativa agli altri metodi di donazione. Quando Visa e MasterCard sono felici di dare servizi al Klu Klux Klan ma non a WikiLeaks, bisogna fare qualcosa”.
Nel 2012 è stata creata la Bitcoin Foundation sul modello di quelle Linux o Mozilla. Nel corso del 2012 molti sviluppatori Linux si sono aggregati al progetto Bitcoin; tra loro Jeff Garzik, con un passato in Red Hat, che ha tra i suoi meriti l’aver ripulito il 6 per cento del codice del Kernel Linux.

Nel corso dei suoi primi anni Bitcoin ha attirato per motivi diversi tutta una serie di soggetti, anche istituzionali. Esponenti della Cia che partecipano a conferenze; senatori democratici Usa che chiedono di indagare; l'Electronic Frontier Foundation, associazione di avvocati rivolta alla tutela dei diritti digitali, che ha accettato per un po' donazioni in Bitcoin; Wikileaks che, quando Paypal e banche e gestori di carte di credito hanno chiuso i loro conti, è riuscita a finanziarsi tramite donazioni in Bitcoin; l'Fbi, con un documento del 2012 sui furti di moneta e il preteso anonimato. O ancora Wordpress.com, la principale piattaforma blog al mondo, che utilizza anche Bitcoin come metodo di pagamento per i suoi servizi aggiuntivi; così come il social forum Reddit.com che possiede vasta sezione dedicata a Bitcoin. Infine la Fondazione Bitcoin sul modello di quelle Linux, la conferenza Bitcoin di Londra nel 2012 e poi la partecipazione al Computer Electronic Show (CES) di Los Angeles 2013, la principale fiera tecnologica mondiale.

Sulla stampa internazionale (Economist, New York Times, Forbes, Zdnet, Time, Reuters, Guardian) è stato trattato sotto diversi aspetti; alcuni in chiave economica sulla volatilità del valore di Bitcoin, sui paragoni col l'oro per il mimare la scarsità di moneta (per le caratteristiche deflazioniste di Bitcoin), altri spiegano come funziona, per cosa può essere utile; come può evolversi.
A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale. Bitcoin utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni e sfruttano la crittografia per implementare le caratteristiche più importanti come il fatto di permettere di spendere Bitcoin solo al legittimo proprietario, e di poterlo fare una volta sola.

Ci sono vari modi per ottenere Bitcoin:
Accettare Bitcoin come pagamento per beni o servizi.
Acquistare Bitcoin con monete tradizionali. Ci sono diversi servizi di cambiavalute. Fare un bonifico europeo (Sepa) alla banca
Trovare un utente nella propria zone su Tradebitcoin.com e scambiarli con euro o dollari
Creare un nuovo "blocco": "minando" la moneta; dal termine inglese del cercatori d'oro "mining" (attualmente elargisce 25 Bitcoin).
Partecipare a una“mining pool”. Un gruppo in cui minare la moneta e essere pagati in proporzione

Bitcoin non ha un'organizzazione o un'autorità centrale.
Questa caratteristica di Bitcoin è tra le meno comprese tra le persone che sono nuove a Bitcoin, e forse la più difficile da mettere in testa. Persino il gruppo Occupy (Occupy Corporatism) si sono imbattuti in questa difficoltà, dicendo cose del tipo: “Bitcoin ha ottenuto lo status di provider di servizi a pagamento (payment service provider)” e “Bitcoin ora ha un numero identificativo di banca internazionale (International Bank ID). Anche se la comunità Bitcoin include organizzazioni che si chiamano “Bitcoin Foundation” e Bitcoin Central, nessuna di queste sono qualcosa di simile alle autorità centrali per Bitcoin con nessun potere nelle caratteristiche del funzionamento di Bitcoin. Bitcoin Central è solo uno dei cambiavalute Bitcoin tra molti altri – e neanche il più grande. La fondazione Bitcoin è semplicemente un organizzazione composta da membri altamente rispettati nella comunità Bitcoin e gli sviluppatori di un particolarmente popolare software client Bitcoin. Chiunque può potenzialmente creare il proprio servizio cambiavalute e fondazione.
Piuttosto che pensare a Bitcoin come prodotto rilasciato da una tradizionale multinazionale, è più appropriato pensarlo come una merce digitale che si autosostiene, simile all'oro. Ha una sana industria satellitare che fornisce prodotti e servizi basati su di esso, e ha il proprio business e organizzazioni di difesa, ma non esiste una centrale Gold Corporation. I database che mostrano a che indirizzo Bitcoin corrisponde un certo saldo sono tutti salvati. collettivamente nella rete usando un network peer-to-peer simile alle reti utilizzate da servizi di file sharing, come BitTorrent.
Da Forbes:
Perché non sono pronto a vendere i miei Bitcoin
Così il nuovo aumento di valore di Bitcoin è una bolla? Io non credo sia così. Niente come Bitcoin è mai esistito prima, quindi non è chiaro come calcolare un suo valore "fondamentale". Ma credo sia d'aiuto immaginare cosa sarebbe Bitcoin se invece di essere una rete peer-to-peer fosse stata un’azienda startup. “Bitcoin, Inc.” avrebbe una tecnologia radicalmente nuova, con migliaia di clienti fedeli e una comunità crescente di “startup” con capitale di rischio per sviluppare prodotti e servizi di infrastruttura. Una tale società avrebbe gli investitori di capitale di rischio che bussano alla loro porta.


Bitcoin e la stampa italiana


La stampa mainstream italiana (quotidiani e settimanali, anche economici) ha finora trattato Bitcoin in maniera superficiale e a volte apertamente disinformata. Su questo argomento finora fanno informazione – il che è solo apparentemente paradossale – i blog di utenti più o meno e specializzati, il forum BitcoinTalk, il Bitcoin Magazine o anche le poche righe in cui Jeff Garzik, sviluppatore Linux e Bitcoin, rispondendo sul portale Gawker chiarisce ciò che paginate d’inchiostro mal tradotto avevano reso confuso.
Bitcoin è anonimo nel senso che non vengono chiesti dati d’identità, nome e cognome ma le transazioni, contrariamente alle banche con il loro segreto bancario, sono pubbliche e consultabili. Per essere più precisi, l’intero storico delle transazioni viene scaricato da ogni singolo utente Bitcoin prima di poter utilizzare il programma. Con mezzi sofisticati e competenze adeguate ogni buon hacker – compresi quelli dell'Fbi – può risalire a transazioni e utenti. Le contromisure possibili sono quelle comuni al tutto internet (non solo a Bitcoin), come la rete Tor.

Si possono distinguere tre fasi nel rapporto Bitcoin-stampa italiana. La prima basata su stupore e grossolanità – “Se Osama Bin Laden avesse avuto a disposizione un computer in grado di creare Bitcoin velocemente, avrebbe potuto comprare qualunque arma” – la seconda fase riesce ad andare oltre. I pericoli e i timori evocati nella prima fase sono affascinanti: banche che crollano, Osama Bin Laden, Cia, Hacker, Wikileaks.

Nella seconda fase la falsificazione assume connotati pratici ma tirati dentro a forza. La Stampa: “L'Internet segreto delle mafie dove si paga con soldi virtuali”. La Repubblica: “Sesso, droga e armi la faccia cattiva del web”
Ma non è solo in Italia che Bitcoin viene osteggiato in maniera grossolana e a un certo punto – alla prima fluttuazione di valore verso il basso – dato per morto. La stampa italiana si è spesso accodata con traduzioni dei peggiori articoli. (Independent, Wired).
In positivo è Forbes il più attento, con lo specialista di monete elettroniche Jon Matonis; e anche l’Economist o il Guardian (questo con tanto di guide pratiche all’uso) hanno fatto informazione accurata.
Il passaggio dalla seconda alla terza fase, nell'approccio della stampa italiana su Bitcoin, è tra ottobre e dicembre 2012. L’articolo de Il sole 24 ore “Baratto2.0 alternativa anti-crisi” appartiene ancora alla seconda fase – ma è arrivata una carta di credito Mastercard compatibile anche con Bitcoin che di li a poco verrà utilizzato anche dalla più diffusa piattaforma di blog Wordpress – e Bitcoin viene definito “una delle più ingegnose monete virtuali”.

La terza fase psicologica è l’accettazione degli eventi. Un nuovo articolo de Il sole 24 ore del dicembre scorso “Il Bitcoin ha aperto il conto”, a parte l’inizio sui punti Esselunga e le Millemiglia Alitalia (pubblicità?) finalmente autocritica:
“Le implicazioni stanno affascinando gli economisti: c'è chi critica e chi invece magnifica le sorti progressive di questa moneta differente dalle, e finora solo pochi la prendevano sul serio, nonostante alcune aziende avessero deciso di offrire servizi di cambio con dollari ed euro (oggi attorno ai 13,6 dollari e 10,4 euro). «Eppure – dice l'economista dell'università Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé – è evidente che il monopolio della moneta per diritto sovrano come lo conosciamo dagli ultimi secoli è messo in discussione e che i mezzi di scambio informativo a disposizione delle persone sono sufficienti a chiudere le transazioni anche in presenza di scarsa liquidità. Questa è una progressiva crepa nel grande muro della moneta così come la conosciamo».”
È con l’articolo di Carola Frediani per l’Espresso “Addio Euro pago in Bitcoin” che riusciamo a leggere un buon pezzo divulgativo; viene anche contattato il moderatore della sezione italiana del forum semiufficiale BitcoinTalk, HostFat.


Amazon batte moneta


Una multinazionale del livello di Google, Apple o Amazon vorrà utilizzare un sistema simile? La multinazionale creerà una propria moneta elettronica? Utilizzerà Bitcoin come moneta per i pagamenti? Bitcoin o un clone basato sugli stessi principi? Quali possono essere le conseguenze? È vero, Skype non ha ucciso la telefonia ma milioni di utenti lo usano, invece del traffico voce basta avere un connessione internet, e anche un programma come WhatsApp (per iOs e Android) ha affiancato o sostituito per milioni di persone il costoso Sms. L’email ha dato un duro colpo alla posta cartacea, passata allo spedire merci molto più che lettere o cartoline.
È facile dire a quali tecnologie Bitcoin prende spunto ma è più difficile dire a cosa è vicino concettualmente e fin dove possa spingersi; Come l'Email? Perfettamente in uso a distanza di decenni; O come Aparnet o le Bbs?
Con Bitcoin è facile spedire moneta come mandare una email. Un Napster della moneta ma senza un ente centrale da bloccare – come la rete BitTorrent non appartiene a nessuno – non ha società o proprietari da incriminare. Per Napster allora basto l'acquistato da parte dalla multinazionale musicale Bmg con scopo di chiuderlo.
Apple con l’iTunes store e ora Amazon, si sono accordati con l’industria discografica in crisi, rendendo digitale cataloghi musicali e ora Amazon...

Amazon annuncia la nascita di una moneta elettronica per acquisti nell'App-Shop di prodotti per Kindle Fire su Android. Dal 25 aprile negli Usa gli sviluppatori di applicazioni e giochi verranno pagati anche in Amazon Coin.
E' una svolta epocale. Stiamo parlando di miliardi di dollari l’anno. Apple, per bocca del suo Ceo Tim Cook, alla conferenza di “Goldman Sachs' Technology and Internet” del 12 febbraio, fra i numeri di cui ha fatto vanto dell’ultimo bilancio, ha citato gli 8 miliardi di dollari elargiti nell’ultimo anno agli sviluppatori delle 800 mila App del suo store. Un miliardo di dollari solo nell’ultimo mese. Amazon lascia agli sviluppatori il 70 per cento dei guadagni, che ora verranno parzialmente pagati in Amazon Coin.
"In termini macroeconomici, – scrive l’Economist – si può pensare a questo programma di aggressiva espansione monetaria per stimolare l’economia del Kindle Fire. Spedendo un elicottero a lanciare Amazon Coin ai possessori di Kindle, Amazon spera di incrementare il consumo di contenuti per Kindle Fire. Non per aumentare il consumo di per sé, ma perché la maggiore domanda di contenuti che ci si aspetta dovrebbe stimolare gli investimenti di aziende terze per sviluppare contenuti Kindle".
Un colpo d’occhio all’ecosistema – viene chiamato così l’insieme di servizi e prodotti che una multinazionale hitech offre – Amazon mostra fin dove la multinazionale potrebbe spingersi senza alcuna fatica.
Qualche esempio? Programmi come Affiliate (percentuale di guadagni sui prodotti Amazon commercializzati attraverso il proprio sito), Marketplace (vendere prodotti nuovi o usati, tipo eBay, poggiandosi sulla logistica di Amazon), TradeIn (prodotti usati venduti ad Amazon stessa in cambio di buoni acquisto). In futuro Amazon potrebbe persino permettere – ne ha un brevetto – la vendita di prodotti usati digitali.
Amazon è anche casa editrice, con Kindle Direct Publishing. Fa parte – scrive l'Economist – di un futuro con meno librai, meno editori e grandi quantità di “scarti”, facilmente disponibili sul nuovo Kindle.
“Se siete alla ricerca di una società che racchiude in sé la nausea dell’effimero di questa economia – prosegue l'Economist – non si potrebbe fare meglio di Amazon. Si tratta di una società il cui core business iniziale (che ancora vale un terzo del suo fatturato) è vendere “media” (supporti), cioè proprietà intellettuali (IP), che, come il denaro e le aziende stesse, non è altro che un’ utile finzione legale. In un primo momento Amazon ha venduto IP soprattutto spedendo fisicamente i supporti dove tale IP è ospitato (libri, cd), ma si può sempre più fare a meno della parte fisica. Il mercato ritiene Amazon incredibilmente importante, anche se non guadagna praticamente profitti. E Amazon ora vuole fornire l'IP che vende in parte in cambio di "moneta virtuale", che è la mimesi più sconcertante di tutte, sia su Amazon o in qualsiasi altro gioco, mercato, piattaforma, società... qual è la differenza?”.
Il titolo – fin troppo significativo – dell'articolo è “Valore e mondo virtuale: Amazon Coin contro un trilione di dollari”. In effetti, l'Economist ci va giù pesante: Amazon "è come i conquistadores spagnoli nell'indifesa economia di oggi".
Il Corriere, in Italia, dopo un articolo scettico si lascia andare nelle ultime righe a un desolato: “Col successo della nuova moneta i vantaggi sarebbero enormi e si verrebbe a creare un'economia proprietaria da cui sarebbe difficile uscire e da cui soprattutto non uscirebbero mai più i dollari immessi.”
Appena un anno fa il presidente di Google, Eric Schmidt, a una domanda precisa rispose che la sua compagnia stava per creare una propria moneta, ne avevano già coniato il nome – “Google Bucks” – ma il progetto era stato momentaneamente accantonato per supposti problemi legali negli Usa.
Siamo alle prime schermaglie della battaglia o, come dice l’Economist, la guerra è già iniziata?

La moneta del governo canadese: il MintChip

Nell'agosto 2012 il governo canadese annuncia il lancio del Royal Canadian Mint, una moneta elettronica che consente di effettuare pagamenti e scambio di valuta tra singoli cittadini, più veloce e più economico rispetto ai sistemi privati (carte di credito e Paypal). Con MintChip, invece di usare bancomat e banconote, i canadesi potranno comprare una microsd per lo smartphone o una chiavetta usb per il computer e caricarla con valuta elettronica; i soldi potranno essere trasferiti a qualsiasi altra scheda del sistema riservatamente e senza costi.
E' lo strumento migliore per piccoli pagamenti secondo il governo, che infatti nel febbraio 2013 ha ufficialmente tolto dalla circolazione i penny, visto che produrli eccede il loro valore monetario. L'uso vero e proprio del MintChip dovrebbe iniziare dall'agosto 2013, alla chiusura del contest MintChip Challenge lanciato dal governo per incoraggiare gli sviluppatori, di applicazioni e servizi, con premi per migliaia di dollari canadesi.


Dall'Economist:
Monete da un trilione di dollari e quantitative easing ci riempiono di paura per la facilità della loro creazione, non più difficile di segno su uno schermo di un videogioco, ci ricorda il vuoto, da cui i nostri valori sono strappati, e che ultimamente sembra fin troppo desideroso di inghiottirli
Finora le persone hanno visto la creazione della moneta Amazon come una routine di marketing, e considerato come molti hanno reagito lo scorso mese alla prospettiva del governo di coniare un trilione di dollari in moneta – per disinnescare la crisi del limite del debito – con un senso di sconfinata paura. Perché?”


“Solid rock”


Bitcoin non è mai stato significativamente contraffato o hackerato. Sono usciti negli ultimi anni titoli enfatici che proclamavano “Bitcoin hacked” (come un recente articolo del Washington Post che prevedeva per il futuro contrabbando di “moneta digitale contraffatta”). La reputazione della sicurezza di Bitcoin è stata colpita negativamente nonostante il protocollo Bitcoin e i vari servizi che sono stati costruiti sull'economia Bitcoin siano due cose completamente diverse; e dicendo che il primo è stato violato quando la vittima è un servizio sviluppato da terze parti, è come dire che il dollaro americano è stato violato quando dei criminali riescono a rubare da un bancomat. Per inciso, il dollaro sarebbe "hackerabile" stampando moneta falsa.
Il valore di Bitcoin non è mai crollato a un centesimo di dollaro a giugno 2011. E la storia dietro questo mito è l'attacco da parte di un hacker che riesce ad accedere come amministratore su MtGox, il cambiavalute Bitcoin che allora aveva l'80% del mercato. L'aggressore è riuscito a manipolare il database del sito e processato una vendita immediata di due milioni di Bitcoin verso il proprio account, riempiendo tutti gli ordini d'acquisto che erano stati piazzati sul sito, portando il valore da 17,5 dollari giù a un cent.
Ciò che affondò tuttavia non fu il valore effettivo di Bitcoin, ma piuttosto la rappresentazione del prezzo su MtGox (un prezzo è, per definizione, un valore in cambio di cui qualcosa è stato comprato e venduto in un determinato momento).
Siccome però MtGox effettuò il rollback di tutti gli scambi accaduti durante l'evento, nessun acquisto o vendita è stato effettivamente fatto a meno di 10 dollari. I grafici dei prezzi su MtGox non mostrano le transazioni avvenute quel giorno. Il valore reale rimase invece alto, tra i 13 e i 18 dollari. E soprattutto, i due milioni di Btc “venduti” in quell'occasione non erano Bitcoin veri, ma semplicemente voci contraffatte nel database di MtGox.
Il protocollo di Bitcoin non ha avuto significative violazioni della sicurezza e dato che tutti i “client” degli utenti, si stima oltre un milione, rispettano il limite di 21 milioni di Bitcoin, la "contraffazione" di nuovi Bitcoin è praticamente impossibile. Le basi di crittografia e teoria dei giochi alla base del sistema Bitcoin hanno dimostrato di essere “solid rock, e il fatto che nessuno abbia ancora neppure provato ad assaltarlo – e sarebbe come vedremo sempre più difficile farlo – per accaparrarsi un “premio” da trecento milioni di dollari – ne è una prova.
Per l'utente medio, ci sono solo due modi per perdere i propri Bitcoin in attività pericolose: affidare i Bitcoin a un servizio di terze parti che si riveli insicuro o fraudolento, o avere il proprio computer violato da un virus informatico: entrambi sono problemi già esistenti nel sistema finanziario tradizionale.


Consigliare Bitcoin


All’amico che vende online su eBay e tramite la sua homepage prodotti vintage anni 70, dal vestiario a strumenti musicali che vende attraverso Paypal, Bitcoin è un’alternativa, con vantaggi sui costi di commissione e per la sicurezza per chi vende. È vero che essendo agli inizi poca gente ha o possiede Bitcoin ma essere tra i primi a fare qualcosa si ha una certa visibilità internazionale all’interno della comunità: vendere prodotti fatti in casa, conserve e dolci. Con Bitpay è più protetto dalle truffe più di quanto possano fare Paypal e i gestori di carte di credito.

Agli amici musicisti, si può suggerire di fare come il musicista iraniano (si veda la traduzione dell’articolo del Washington Post alla fine dell’introduzione) che vende le sue canzoni su una specie di iTunes che usa Bitcoin.
In attesa di una vetrina più grande: il creatore di Megaupload ha annunciato la creazione di un servizio per consentire ai musicisti di vendere la propria musica intascando buone percentuali di guadagno

L’amico fanatico di Minecraft giocando può “guadagnare” un Satoshi per ogni blocco inserito nel gioco; e le aste di Blizzard, creatrice del videogioco Diablo III e World of Warcraft, vanno in questa direzione.


Evoluzione del minare Bitcoin


Bitcoin ha compiuto quattro anni, e la pratica del minare la moneta ha passato diverse fasi, caratterizzate da un incremento della capacità computazionale. Si è passati dal utilizzare la Cpu, ovvero il processore del computer, quelli di Intel o Amd per intenderci, a ottimizzare i calcoli per le schede video (Amd Radeon e Nvidia Geforce). Si tratta in prevalenza schede per videogiocatori e i due rivali ottengono risultati simili nei giochi procedendo per strade diverse. Quelle Amd Radeon sono avvantaggiate nel minare Bitcoin per motivi di architettura dei chipset.
Per calcolare le transazioni e generare la moneta vengono risolti dei calcoli semplici ma innumerevoli volte al secondo. Il principio è quello di calcoli facili da realizzare ma difficili da “calcolare al contrario” secondo i principi del “reverse engineering”, come la moltiplicazione di numeri primi.

Un altro metodo per minare la moneta è utilizzare schede FPGA (circuito integrato digitale) http://it.wikipedia.org/wiki/Field_Programmable_Gate_Array utilizzate spesso per prototipi. I dispositivi in commercio permettono di minare in proporzione poco ma con bassi dispendi energetici.
Asic (application-specific integrated circuit) è una “un circuito integrato creato appositamente per risolvere un'applicazione di calcolo ben precisa” vengono utilizzati in larga scala su masterizzatori, schede video, schede madri, dispositivi di rete http://it.wikipedia.org/wiki/Application_specific_integrated_circuit
Nel mese di febbraio 2013 è appena arrivato in commercio il primo dispositivo Asic ottimizzato per Bitcoin. La potenza computazionale di un dispositivo di questo tipo, dal costo di 1400 dollari, con gli stessi consumi di un tipico computer desktop, riesce a minare lo stesso quantitativo di monete di 100 schede video Amd da diverse centinaia di dollari l’una.

Gavin Andresen è il capo sviluppatore del software ufficiale Bitcoin, colui che ha preso il posto del misterioso Satoshi Nakamoto; mi domandavo le ripercussioni sul minare la moneta, l'ho contattato su Twitter:

Bitcoin IT News ‏@bitcoin_ita
@gavinandresen What do you think of ASIC? Repercussions on mining? Or benefit of those who produce the cards before selling? #bitcoin

Gavin Andresen ‏@gavinandresen
@bitcoin_ita ASICS: meh. Difficulty will go up, the blockchain will keep chugging along, just like the CPU->GPU transition we went through

Sono già stati “minati” oltre dieci dei ventuno milioni di Bitcoin complessivamente previsti; nella sua risposta Andresen dice che la difficoltà salirà, com’è successo per il passaggio da Cpu a Gpu.
Deflazione, nel protocollo Bitcoin, vuol dire che orientativamente ogni quattro anni il premio di monete elargite per ogni blocco viene dimezzato

mercoledì 20 marzo 2013

Guida facile Minare Bitcoin – Configurare il portafoglio e minare la moneta

Installare il programma Bitcoin

Per poter usare Bitcoin bisogna avere un indirizzo Bitcoin su cui ricevere le monete si tratta di una lunga sequenza di lettere e numeri che inizia col numero uno. Per fare questo occorre un portafoglio Bitcoin (o Bitcoin Wallet), il modo principale per farlo è installare il programma Bitcoin sul computer.

Su http://www.bitcoin.org scaricare la versione per il proprio sistema operativo (Linux, MacOs, Windows) e installarla come ogni altro programma.

Su Windows (dopo aver scaricato il file .exe e fatto doppio click)
Clickare next per tre volte, per installarlo su programmi/bitcoin e creare un link su desktop e menu start.
Una volta installato, un click su next, e poi finish, partirà il primo avvio del programma. Se il firewall lo volesse bloccare, premere su permetti.
Il programma inizierà a scaricare la Blockchain (catena dei blocchi)
Su ricevi monete avrete già il primo indirizzo, potete copiarlo; e averne un altro nuovo facendo click su “nuovo indirizzo”.
Da “file” “backup portamonete” è possibile mettere velocemente in sicurezza il file “Wallet” (portafoglio); il file dove sono presenti le informazioni che rendono unico l’account, non averne una copia in caso di disastro (rottura del disco, o formattazione) vuol dire perdere tutte le monete


Minare la moneta


Ora che abbiamo installato il programma e abbiamo un indirizzo è il momento di registrarsi in una “mining pool”, praticamente minare in gruppo ed essere elargiti in proporzione, è lo stesso in teoria, minare da soli o in una pool grande o piccola, cambiano però e di molto i tempi: – a causa dell’incremento di difficoltà in seguito all’aumentare di persone che minano attraverso i loro computer – minando da soli potrebbero essere necessari mesi o anni per ottenere le 50 monete, in una grande pool è possibile ricavare in base al proprio hardware centesimi di Bitcoin in tempi relativamente brevi

Per minare la moneta occorre scaricare un altro programma “GuiMiner”. http://guiminer.org/
Non richiede installazione, basta scompattarlo, anche in una cartella del desktop ma meglio in c:\programmi e fare un link al desktop, o sul menu avvio, del file guiminer.exe

Deepbit richiede di registrarsi sul sito https://deepbit.net/
Avviate GUIMiner, su File, New miner, selezionate CUDA se avete una scheda video Nvidia, o OpenCl se avete scheda Amd; su Server selezionate deepbit, inserite email (il nome del worker che avete assegnato su deepbit) e password, e cliccate su “start mining”. Andate sul sito deepbit.net/account, alla pagina my account inserite sopra "Your bitcoin address for receiving rewards" un vostro indirizzo per ricevere Bitcoin.

Alla voce Extra Flags in Guiminer potete inserire per massimizzare i risultati,
se avete scheda Ati:
worksize=128 VECTORS FASTLOOP AGGRESSION=10 WORKSIZE=128
con scheda Nvidia:
-aggression=6 -gpugrid=240 -gputhreads=960

Dalle opzioni del worker è possibile scegliere tra due diversi sistemi di calcolo del premio: Proportional o Pay per share (Pps). Col primo si verrà pagati per ogni “blocco” in proporzione alle “Shares” calcolate dal proprio computer, se la Mining pool, il gruppo in cui si sta minando riesce a calcolare il blocco in meno tempo della media (la cosiddetta Difficulty) allora quel giro sarà conveniente rispetto allo scegliere il Pps in cui ogni Share viene pagata dalla Mining pool a una cifra stabilita; Deepbit in questa modalità prende il 10%

Eligius è una mining pool che potete usare in alternativa, non richiede registrazione al sito, su http://eligius.st potete leggere le faq e la matematica che ci sta dietro, basti sapere adesso che Eligius, come altri gruppi, come Slush, usa sistemi sempre più diffusi, che in breve favoriscono quelli che lasciano il computer a minare tutto il giorno.
In Guiminer su server selezionate Eligius, come indirizzo inserite un vostro indirizzo Bitcoin, ed è già tutto pronto per premere start e minare.

La pagina della discussione del programma GuiMiner, in inglese https://bitcointalk.org/?topic=3878.0 http://bitclockers.com/forums/index.php?topic=8.0

Per scegliere nei dettagli le caratteristiche delle varie Mining pool, i sistemi di ripartizione e frequenza di pagamento:

Per scegliere e configurare le schede video, quale acquistare e quali parametri usare per ottimizzare le prestazioni:


Ebook
Da: Senza Banche - Bitcoin la moneta di Internet





sabato 23 febbraio 2013

Amazon batte moneta



Annunciata una moneta elettronica per acquistare (nell'App-Shop) prodotti per Kindle Fire su Android. Dal 25 aprile negli Usa gli sviluppatori di applicazioni e giochi verranno pagati anche in Amazon Coin



E' una svolta epocale. Stiamo parlando di miliardi di dollari l’anno. Apple, per bocca del suo Ceo Tim Cook, alla conferenza di “Goldman Sachs' Technology and Internet” del 12 febbraio, fra i numeri di cui ha fatto vanto dell’ultimo bilancio, ha citato gli 8 miliardi di dollari elargiti nell’ultimo anno agli sviluppatori delle 800 mila App del suo store. Un miliardo di dollari solo nell’ultimo mese. Amazon lascia agli sviluppatori il 70 per cento dei guadagni, che ora verranno parzialmente pagati in Amazon Coin.
"In termini macroeconomici, - scrive l’Economist - si può pensare a questo programma di aggressiva espansione monetaria per stimolare l’economia del Kindle Fire. Spedendo un elicottero a lanciare Amazon Coin ai possessori di Kindle, Amazon spera di incrementare il consumo di contenuti per Kindle Fire. Non per aumentare il consumo di per sé, ma perché la maggiore domanda di contenuti che ci si aspetta dovrebbe stimolare gli investimenti di aziende terze per sviluppare contenuti Kindle".
Un colpo d’occhio all’ecosistema – viene chiamato così l’insieme di servizi e prodotti che una multinazionale hitech offre – Amazon mostra fin dove la multinazionale potrebbe spingersi senza alcuna fatica.
Qualche esempio? Programmi come Affiliate (percentuale di guadagni sui prodotti Amazon commercializzati attraverso il proprio sito), Marketplace (vendere prodotti nuovi o usati, tipo eBay, poggiandosi sulla logistica di Amazon), TradeIn (prodotti usati venduti ad Amazon stessa in cambio di buoni acquisto). In futuro Amazon potrebbe persino permettere - ne ha un brevetto - la vendita di prodotti usati digitali.
Amazon è anche casa editrice, con Kindle Direct Publishing. Fa parte - dice qualcuno - di un futuro con meno librai, meno editori e grandi quantità di “scarti”, facilmente disponibili sul nuovo Kindle.
“Se siete alla ricerca di una società che racchiude in sé la nausea dell’effimero di questa economia - prosegue l'Economist - non si potrebbe fare meglio di Amazon. Si tratta di una società il cui core business iniziale (che ancora vale un terzo del suo fatturato) è vendere “media” (supporti), cioè proprietà intellettuali (IP), che, come il denaro e le aziende stesse, non è altro che un’ utile finzione legale. In un primo momento Amazon ha venduto IP soprattutto spedendo fisicamente i supporti dove tale IP è ospitato (libri, cd), ma si può sempre più fare a meno della parte fisica. Il mercato ritiene Amazon incredibilmente importante, anche se non guadagna praticamente profitti. E Amazon ora vuole fornire l'IP che vende in parte in cambio di "moneta virtuale", che è la mimesi più sconcertante di tutte, sia su Amazon o in qualsiasi altro gioco, mercato, piattaforma, società ... qual è la differenza?”.
Il titolo – fin troppo significativo – dell'articolo è “Valore e mondo virtuale: Amazon Coin contro un trilione di dollari”. In effetti, l'Economist ci va giù pesante: Amazon "è come i conquistadores spagnoli nell'indifesa economia di oggi".
Il Corriere, in Italia, dopo un articolo scettico si lascia andare nelle ultime righe a un desolato: “Col successo della nuova moneta i vantaggi sarebbero enormi e si verrebbe a creare un'economia proprietaria da cui sarebbe difficile uscire e da cui soprattutto non uscirebbero mai più i dollari immessi.”
Appena un anno fa il presidente di Google, Eric Schmidt, a una domanda precisa rispose che la sua compagnia stava per creare una propria moneta, che ne avevano già coniato il nome –  “Google Bucks” –  ma il progetto era stato momentaneamente accantonato per supposti problemi legali negli Usa.
Siamo alle prime schermaglie della battaglia o, come dice l’Economist, la guerra è già iniziata?





E intanto, in Germania...
"HEIL AMAZON!"
GRIDO' IL CAMERATA

Pioggia, neve, maltempo. Il bus ci porta dal dormitorio al centro di smistamento, siamo Bad-Hersfeld, nell'Assia in Germania; siamo migliaia di persone venute da mezza Europa a passare dall’unica porticina di un recinto di cancelli. Le guardie, in completo abito nazista ci sorvegliano, ci perquisiscono ogni giorno in cerca di cibo, e intimoriscono chi vorrebbe protestare. Non è la Germania nazista negli anni trenta, ma quella democratica di oggi.
Amazon, la multinazionale del commercio online, usa le guardie private di una ditta il cui nome fa aperto riferimento al braccio destro di Hiter (Hess Security). Vestite col marchio "Thor Steinar", vietato sia dalla lega calcio tedesca che dal parlamento federale per la sua associazione con i neonazisti (per cui, ironicamente, Amazon smise di vendere le magliette "Thor Steinar" nel 2009).
Risulta da un’inchiesta della prima rete tv tedesca Ard, coadiuvata da attivisti e sindacalisti, su una sede Amazon tedesca. Il clima che vi respira, a parte picchiatori da stadio e neonazisti doc, è sconfortante. I lavoratori dormono in gruppo in vecchi alberghi sciistici declassati, guadagnano nove euro lordi (con cui debbono comprare anche di che sfamarsi) e lavorano di solito nel turno di notte. Alloggi e bagni sporchi e pericolanti, per letto brande o vecchi divani sfondati
Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento. Ogni lavoratore ha un monitor su cui vede in tempo reale quanto avanti o indietro è rispetto alle proprie consegne e ai colleghi e può ricevere in ogni momento messaggi dai vertici che lo intimano a velocizzare il lavoro. Poi ci sono le guardie, di cui abbiamo visto la provenienza.
E dire che  il Financial Times, appena l’otto febbraio, aveva pubblicato un articolo “Amazon spacchettato – il gigante online crea migliaia di posti di lavoro in Uk. MA perché gli impiegati sono meno che felici?”...

Link:

Apple paga un miliardo di dollari nell’ultimo mese agli sviluppatori dell’Appstore

L’Economist su Amazon Coin: “Valore e mondo virtuale: Amazon Coin contro un trilione di dollari”

Amazon Coin, guide e annunci ufficiali (in inglese)

Servizio della Tv tedesca Ard su Amazon e guardie della sicurezza neonaziste

“Amazon spacchettato”

Altre inchieste su Amazon e lavoro